vendredi 2 avril 2010

Verso il referendum per l'acqua pubblica!


In numerose città d'Italia, da anni si sono costituiti dei comitati cittadini per difendere l'acqua pubblica. Oggi, la legislazione italiana costringe purtroppo li enti locali a mettere l'acqua sul mercato, considerando cosi' l'acqua come una merce qualsiasi e non come un bene comune privo di rilevanza economica.
Mentre grandi città europee come Amsterdam, Bruxelles e Parigi hanno scelto di tornare ad una gestione pubblica, le città italiane non hanno più la libertà di fare questa scelta.
A Parigi, l'acqua é stata privatizzata nel 1985, la gestione del servizio idrico era affidata alle due più grandi multinazionali dell'acqua, Veolia e Suez. Prima della scadenza delle concessioni nel dicembre 2009, il comune di Parigi ha proposto un referendum interno per chiedere ai cittadini se fossero favorevoli ad una gestione pubblica. Dopo l'approvazione dei cittadini, il comune si é riappropriato la gestione di questo bene e da gennaio una sola società pubblica ha sostituito la società mista che si occupava della produzione e le due società private che si occupavano della distribuzione. Il prezzo dell'acqua é già sceso di quasi il 30% e non verrà incrementato nei prossimi cinque anni. Non ci saranno più profitti sull'acqua perché il comune di Parigi ha inserito nel suo statuto che questo bene fosse « privo di rilevanza economica », il denaro sarà reinvestito per garantire un miglioramento del servizio ai cittadini parigini e tutti i dipendenti delle tre società sono stati assunti dalla nuova società pubblica.
In Europa, nessuna normativa stabilisce che tipo di gestione i comuni devono adottare, il caso italiano é unico.

Nel 2008, in tutt'Italia migliaia di studenti sono scesi per le strade per denunciare la legge 133 proposta da Tremonti, questa legge che tagliava i fondi alle università pubbliche non era una riforma dell'istruzione, ma una legge finanziaria. L'articolo 23 bis della 133 impone agli enti locali di mettere sul mercato la gestione dei trasporti, dei rifiuti e dell'acqua. L'articolo 23 bis é stato modificato dall’art. 15 del decreto 135/09, e coordinato con la legge di conversione del 20 novembre 2009, n. 166, la legge Ronchi. Tale normativa stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l'affidamento a soggetti privati attraverso gara o l'affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all'interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. Con questa ultima norma, il governo Berlusconi voleva mettere fine al lavoro dei comitati per l'acqua pubblica in Italia, imponendo la privatizzazione.
Data la situazione, per potere arrivare ad una gestione pubblica dell'acqua, e per fare si che questo bene sia considerato un diritto e non più una merce, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ha deciso di andare verso il referendum.

Il 24 aprile, partirà in Italia la raccolta firma per un referendum che si propone di abrogare le leggi che impongono la privatizzazione.
Il primo quesito si propone di abrogare l'articolo 23 bis della 133/2008 e quindi della legge Ronchi (166/2009) del 20 novembre scorso. Gli altri due quesiti vogliono abrogare li articoli 150 e 154 della legge 152/2006 (c.d. Codice dell'ambiente) approvata dal governo Prodi.
L'articolo 150 definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico integrato la gara o la gestione attraverso Società per Azioni. In questo caso, anche con una SPA pubblica, alternativa proposta da numerosi partiti, la gestione risponderebbe alle logiche di mercato e l'acqua sarebbe quindi considerata una merce. Abbrogare questo articolo é tuttora necessario per non consentire più il ricorso a gare di appalto o all'affidamento della gestione a società di capitali.
L'articolo 154 dispone che la tariffa per il servizio idrico é determinata tenendo conto dell' « adeguatezza della remunerazione del capitale investito ». Si consente al gestore, con questo articolo, di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulle bollette un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento quantitativo del servizio.

Per l'abrogazione di questi provvedimenti, il referendum popolare é ormai l'unica strada possibile, e una vittoria sarebbe un grande passo verso la ripubblicizzazione dell'acqua, e sarebbe un esempio per la gestione di altri beni comuni fondamentali.

Per proporre questo referendum, abbiamo tre mesi per raccogliere 500 000 firme. Il referendum si farebbe poi nel 2011. Serve l'aiuto di tutti coloro che considerano l'acqua un bene comune da difendere, ogni firma sarà un contributo a questa lotta e chi volesse raccogliere le firme darebbe un contributo ancora più grande.
Nel comitato promotore non c'é nessun partito, questo referendum é proposto dai cittadini, ai partiti si é solo concessa la possibilità di fare parte del comitato di sostegno. Nell'ultimo mese, il Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha persino rinunciato all'appoggio dell'Italia dei Valori che non si voleva limitare ad essere tra i sostenitori, ma pretendeva di essere tra i promotori. Cosi' facendo non si é permesso a nessun partito di strumentalizzare questo referendum.

Alcuni criticano la scelta referendaria considerando che si offre ai partiti una piattaforma politica, l'esempio dell'Italia dei Valori dimostra che non é la volontà dei comitati. Accettare le condizioni del partito di Di Pietro avrebbe anche significato avere un appoggio economico rilevante, ma i comitati hanno preferito auto-finanziarsi come hanno sempre fatto perché questo referendum é il frutto di cittadini e cittadine che da anni lottano per difendere l'acqua pubblica.
Oggi l'Italia Dei Valori ha annunciato la promozione autonoma e solitaria di un “grappolo” di referendum, tra i quali anche l’acqua, con deposito dei quesiti a metà aprile e inizio campagna il 1 maggio. Questa scelta, otlre a creare confusione, é del tutto irrispettosa di un percorso che hanno costruito cittadini e cittadine di tutt'Italia. Invece di contribuire a raccogliere le firme per il forum dell'acqua come altri partiti hanno scelto di fare senza essere promotori, l'Italia Dei Valori vuole proporre un referendum che fa concorrenza a quello proposto dal Forum, e questo il giorno dopo che i tre quesiti siano stati depositati alla Corte di Cassazione. Il 4 marzo, in un incontro tra l'IDV e il Forum dell'acqua, il partito di Di Pietro aveva dato la sua parola che non avrebbe proposto un altro referendum.
Oggi si cerca di convincere questo partito ad abbandonare questa scelta che puo' solo essere dannosa per il percorso scelto. Due raccolte firme diverse per l'acqua creerebbero solo confusione, si spera che i quesiti dell'IDV non verranno presentati.

Per chi fosse interessato a contribuire alla raccolta firma in Campania, troverete informazioni su http://www.acquabenecomune.org/index.php e su http://www.italia.attac.org/spip/. Potete anche essere aggiornati tramite le pagine facebook Comitato Campano per l'acqua pubblica e Attac Napoli. Basta lasciare un messaggio e vi informeremo sulle cose da fare per contribuire alla ripubblicizzazione dell'acqua.

Raphael Pepe

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